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Le Missioni
cristiane presso
gli Indiani d'America:
alla ricerca del
"Nobile Selvaggio" |
L'evangelizzazione degli
Indiani d'America è stato un capitolo importante
nella "Storia delle Missioni"; un
capitolo che, seppur glorioso per l'attività di
tanti credenti consacrati al Signore e infiammati
dall'amore per le anime, ha visto, tuttavia, un'immensa
mole di lavoro spirituale andata distrutta per l'avidità
umana e per la brama di conquiste e di possesso
di migliaia di persone le quali, pur di
raggiungere i loro fini, non esitarono ad
uccidere, a perseguitare i Nativi d'America,
infettandoli con l'alcool e con gli innumerevoli
vizi che portarono in mezzo a loro,
estromettendoli dalle loro terre, disperdendoli e
relegandoli nelle riserve, schiacciando la loro
dignità ed anche quell'anelito alla conoscenza
del vero Dio che tanti missionari avevavno
cominciato ad inculcare nei loro cuori. |
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«Pellirosse»,
«Aborigeni», «Selvaggi Nobili», «Tribù disperse
dIsraele».
Nessunaltra popolazione indigena è stata tanto
sollecitata e manipolata da autorità di governo, uomini
politici e responsabili di chiesa quanto gli Indiani
dAmerica.
Per
secoli gli Indiani sono stati uno degli obiettivi primari
dellevangelizzazione cristiana.
Lo
sviluppo delle missioni cattoliche raggiunse il suo
apice nel Nuovo Mondo, dove lenorme potenza
dellistituzione cattolica romana fu mobilitata
per convertire gli indigeni al cattolicesimo.
Ma anche i protestanti, guidati da politici inglesi,
commercianti e uomini di chiesa, mostrarono zelo non
inferiore nel raggiungere gli Indiani; da essi venne
fuori una schiera di coraggiosi missionari.
La storia
delle missioni indiane dAmerica è una storia
affascinante: storia di grandi emozioni, di zelo e di
consacrazione. Ma, in definitiva, essa
è la storia di una clamorosa sconfitta.
Come mai ci
furono così pochi frutti, nonostante il grande
spiegamento di forze?
Se ne può trovare la
risposta in quei due secoli di storia caratterizzati da
lotte per lappropriazione di terreni, da conflitti
culturali e da un lento sterminio.
I
primi missionari a giungere nei Nord America furono
cattolici romani.
Nel
XVI secolo alcuni sacerdoti spagnoli, per lo più
francescani, cominciarono a lavorare tra i Pueblos,
nella zona che corrisponde agli odierni Stati
Uniti sud-occidentali.
Là furono fondate una serie di missioni, e molti
indiani si professarono cristiani; però, essi
continuarono a conservare molte delle loro
antiche tradizioni religiose.
Un
secolo dopo, le missioni cattoliche, composte di
gesuiti francesi, penetrarono nella valle
di San Lorenzo (lOntario
di oggi) e cominciarono a lavorare tra gli Uroni.
Verso
la metà del XVII secolo, mezza tribù era stata
cristianizzata; ma, poi, venne il disastro.
La
Lega degli Irochesi intraprese
tutta una serie di attacchi contro gli Uroni. Quando gli
scontri cessarono, la maggior parte degli Uroni
risultarono uccisi o dispersi.
Jean
de Brèbeuf, il leader
della missione, fu torturato e ucciso.
Si concluse così
unepoca delle missioni gesuite fra gli Uroni. Il
lavoro continuò nel Quebec
e altrove, ma
non con lentusiasmo di una volta.
Avanzata
irresistibile
Più
tardi, i missionari cattolici romani cominciarono a
lavorare fra gli Indiani
nelle Grandi Pianure e nel territorio
dellOregon.
Ma,
più che per le missioni cattoliche, limpatto
duraturo sugli Indiani del Nord America si ebbe per
le iniziative missionarie protestanti.
Fin da quando gli Inglesi
cominciarono a esplorare il Nuovo Mondo ci fu un forte
impulso per conquistare la popolazione indigena al
cristianesimo.
Scritti
di navigatori, di compagnie commerciali e di funzionari
di governo ostentano un deliberato zelo missionario.
Cristianizzare gli indigeni divenne un vero e proprio
pretesto per il colonialismo, e gli statuti coloniali
mettevano enfasi sullevangelizzazione degli Indiani.
Lo
statuto di Virginia del 1606 comincia con la
benedizione del re sui coloni «che
propagano la religione cristiana fra quanti vivono
ancora nelle tenebre e nella miserabile ignoranza».
Lo
statuto di Massachusetts Bay si impegnava a «conquistare
e a spronare gli indigeni del paese alla conoscenza e
allubbidienza dellunico vero Dio e
Salvatore dellumanità, e alla fede cristiana».
Anche il sigillo della colonia attestava questo
bisogno; il suo emblema era limmagine di un
indiano che gridava: «Venite ad
aiutarci».
Lo
statuto del Connecticut asseriva che «levangelizzazione» era «lunico
e principale scopo» per la fondazione di una
colonia.
Similmente la
Pennsylvania e altre colonie furono
fondate con il dichiarato proposito di convertire gli
Indiani.
Statuto della
Virginia del 1606
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Primo sigillo
del Massachiussets Bay
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In molti casi, comunque, le
dichiarazioni degli statuti del governo furono solo vana
retorica.
Quando i colonizzatori si
appropriavano dei loro appezzamenti di terra, il «povero
selvaggio» diventava una minaccia e un ostacolo
piuttosto che un potenziale fratello in Cristo.
Lavidità ebbe il
sopravvento sui sentimenti umanitari ed evangelici; e
il lavoro dei missionari veniva disprezzato apertamente.
I
missionari, dunque, non solo affrontarono indigeni
ostili, ma incontrarono anche lo scherno e
lopposizione della propria gente.
In alcuni casi ci furono delle
eccezioni.
Nel
Massachusetts, più che in qualsiasi altra
colonia, si cercò di adempiere gli obblighi del
proprio statuto.
In
questa colonia i ministri del vangelo erano molto
rispettati e furono incaricati di una duplice
responsabilità: evangelizzare gli Indiani e svolgere il
ministero fra i colonizzatori.
Essi, tuttavia, erano spesso troppo occupati per curare
entrambi gli aspetti del loro ministero, e
levangelizzazione degli Indiani veniva trascurata;
ma, in altri casi, i servitori di Dio presero sul serio
il duplice incarico e consolidarono in maniera
impressionante il lavoro missionario.
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Questo
articolo è stato tratto dal libro "Verso
le estremità della terra" di Ruth
A. Tucker edito dall'IBEI.
Si
ringrazia l'IBEI -
"Istituto Biblico Evangelico Italiano" per avere
gentilmente concesso l'autorizzazione a
pubblicare il contenuto del libro.
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